31 ottobre 2009

LA BOZZA DI PROTOCOLLO E IL CDR

La bozza del  protocollo d'intesa da quì al 2019 tra la Regione Puglia, il Comune di Brindisi ed Enel prevede tra i vari punti LO SVILUPPO DI PROGRAMMI FINALIZZATI ALLA RIDUZIONE DEL RILASCIO DI CO2 IN ATMOSFERA ATTRAVERSO IMPIEGO SOSTITUTIVO DI FONTI RINNOVABILI, FORESTAZIONE, AGRITERMIA E COMBUSTIONE DI CDR IN CENTRALE.


CDR sta per COMBUSTIBILE DA RIFIUTI

 
La combustione combinata di carbone e CDR in grossi impianti tradizionali già esistenti è di particolare interesse, per la possibilità di utilizzare minori quantità di combustibile fossile. Le sperimentazioni in tal senso non sono molte.
Alcuni aspetti che richiedono particolari attenzioni:
  1. la pezzatura del CDR influisce nella percentuale di incombusti nelle ceneri pesanti
  2. la concentrazione di cloro e la presenza di composti metallici e alogenati nel CDR possono causare maggiori rischi di corrosione e sporcamento
  3. per quanto concerne le emissioni in atmosfera, alcuni composti sono maggiori (ad esempio HCl e HF), altre diminuiscono (ad esempio SO2 e particolato solido)
Per incentivare l’utilizzo del CDR, il Ministero delle Attività Produttive, con il decreto 2 maggio 2006 CDR di qualità elevata (Modalità di utilizzo per la produzione di energia elettrica del “CDR-Q”) ha stabilito il diritto ai Certificati Verdi anche per l’energia elettrica prodotta in impianti utilizzanti CDR-Q. (beneficio tolto dall'art. 1, comma 1120, della L. 27 dicembre 2006, n. 296)
Negli allegati vengono definiti i requisiti del CDR-Q, le condizioni di utilizzo nei cementifici e negli impianti di produzione di energia elettrica, i metodi di campionamento, le analisi e la valutazione delle emissioni, le norme per l’identificazione nonché quelle sul trasporto.
La conversione energetica può essere effettuata attraverso la combustione diretta, ovvero previa pirolisi o gassificazione; per i cementifici vengono imposti precisi valori limite di emissione per la co-combustione, a causa del potenziale di inquinamento.
Nel nuovo Testo Unico Ambientale (D.Lgs. 152/2006, art. 229) a differenza del  CDR che è classificato come rifiuto speciale, il CDR-Q, non è classificato come tale qualora:
  1. sia prodotto nell’ambito di un sistema produttivo che adotta un sistema di gestione per la qualità basato sullo standard UNI-EN-ISO 9001
  2. sia destinato all’effettivo utilizzo in co-combustione in impianti di produzione di energia elettrica e in cementifici.
E’ dimostrato  da studi del Ministero dell’Ambiente che con il CDR in centrali a carbone (trattandosi di impianti “non dedicati” ai rifiuti) si producono più diossine, furani e metalli pesanti, come “nanopolveri” che sfuggono ai sistemi di filtraggio, di quelli che vengono emessi dai “famigerati” inceneritori.

Lettera aperta al coordinamento "rifiuti zero" (savona) 


Bibliografia
Testi
  1. CONSONNI S. D.: Leggi e tecnologie ambientali relative alla gestione dei rifiuti, 2004; (materiale del corso "Sistemi di Gestione Ambientale" - Treviso Tecnologia)
  2. NUOVO COLOMBO, Manuale dell'ingegnere - 84a edizione, 2003; Hoepli Editore
  3. P. De Stefanis, V. Iaboni, M. Cafiero, ENEA, La produzione di combustibili derivati dai rifiuti in Italia, 2004






30 ottobre 2009

La tecnologia per la cattura della CO2 favola o realtà?

Uno dei temi caldi affrontati sui tavoli tecnici delle convenzioni energetiche è quello della cattura della CO2.
Come molti sapranno la CO2, anidride carbonica, dispersa in atmosfera non è un gas tossico-nocivo ma è un gas clima alterante ed è il principale responsabile del cosiddetto effetto serra. La centrale Enel Federico II di Cerano bruciando 8 milioni di tonnellate di carbone all’anno è uno dei principali produttori di CO2 in Europa, produce infatti circa 15 milioni di tonnellate annue di CO2. I protocolli di Kyoto vincolano i paesi che l’hanno firmato alla riduzione della CO2 emessa in atmosfera e quindi anche l’Italia per non incorrere in pesanti sanzioni economiche deve adoperarsi per la riduzione della CO2.

Il primo e più semplice metodo per abbattere le emissioni di CO2 è ovviamente basato sulla riduzione del consumo del carbone, cosa che ridurrebbe anche le quantità di energia elettrica prodotta e quindi i profitti delle aziende elettriche.
Le aziende elettriche negli ultimi anni propongono un’altra via per ridurre le emissioni di CO2 basata su tecnologie per la cattura della CO2.
Ma in cosa consiste questa tecnologia? In breve essa viene denominata CCS ovvero cattura di carbonio e stoccaggio. Scopriamo quindi che la CO2 catturata in vari modi deve quindi essere stoccata in depositi. Attualmente si prevede di depositarla nel sottosuolo all’interno di giacimenti petroliferi o di gas ormai esauriti.

L’uso di queste tecnologie aprono in realtà tutta una serie di problemi su cui le aziende elettriche non forniscono spiegazioni chiare e convincenti:

1) Qualora anche a Brindisi si volesse realizzare un impianto per la cattura della CO2 con l’attuale tecnologia quanta CO2 si potrebbe sequestrare? Dal sito web dell’Enel otteniamo una prima risposta: “Intesa tra Enel e Institut francais du petrole per la realizzazione di un sistema di cattura post-combustione dell'anidride carbonica attraverso solventi chimici.
Enel realizzerà nella centrale "Federico II" un impianto pilota da 2,25 tonnellate l'ora di CO2, che entrerà in funzione a inizio 2010”.
Quindi uso di solventi chimici? Quali e con quale impatto ambientale ? Inoltre si cattura CO2 pari a 20.000 tonnellate all’anno ben poca cosa rispetto ai 15.000.000 di tonnellate emesse.
Il comunicato del giugno del 2009 si chiude con “Si tratta di verificare se questi esperimenti avranno il successo sperato e in tempi giudicati accettabili rispetto alle emergenze ambientali del pianeta.” Quindi abbiamo a che fare con sperimentazioni o con tecnologie mature?

2) Ma anche ammesso e non concesso che si riesca a catturare 2 milioni all’anno di tonnellate di CO2 dove la si mette tutta questa CO2? Basti pensare che in dieci anni occorrerà stoccare circa 20mln di tonnellate di CO2. Nelle vicinanze di Brindisi ovviamente non esistono giacimenti petroliferi esauriti.
Quindi dove? Anche in questo caso apprendiamo da un comunicato pubblicato sul sito web Enel “ENEL E ENI FIRMANO ACCORDO STRATEGICO PER LA CATTURA DELLA C02” poi prosegue “Enel costruirà un impianto di cattura e liquefazione della CO2 a Brindisi, mentre Eni inietterà la CO2 all’interno del giacimento esaurito di Stogit di Cortemaggiore (Piacenza).” Bene quindi la CO2 catturata a Brindisi finirà a Piacenza. Ma come vi arriverà? L’unico modo per poter spostare tali quantità di CO2, dopo averla pressurizzata è realizzare un gasdotto. Ma esiste un progetto per la costruzione del gasdotto? Ha tale progetto di un gasdotto che attraverserebbe tutta l’Italia ottenuto la Valutazione di Impatto Ambientale e i relativi permessi? Di questo non vi è traccia.
Inoltre trasportare milioni di tonnellate di CO2 da Brindisi a Piacenza costerà tantissimo. Un costo pesante anche per le multinazionali dell’energia.

3) Il Processo di cattura della CO2 inoltre è un processo dispendioso in termini energetici. Occorre quindi spendere parte dell’energia prodotta dalla combustione del carbone per catturare la CO2 emessa dalla combustione del carbone stesso.
In definitiva la centrale perde efficienza, di quanto? Gli studi più attendibili prevedono almeno un 10 % di perdita di efficienza. Ma qui avviene la cosa più paradossale: occorrerà aumentare l’uso del carbone per avere la stessa quantità di energia elettrica prodotta poiché parte dell’energia prodotta servirà per catturare la CO2 emessa dalla combustione del carbone.

Da queste prime e semplici considerazioni sorgono dei dubbi sulla effettiva possibilità di avere dei sistemi di cattura e stoccaggio della CO2 per grandi impianti. Tant’è che un recente rapporto di Greenpeace sulle tecnologie CCS è stato così intitolato: “ Il confinamento della CO2: un’illusione”

Ing. Riccardo Rossi
ricercatore
Medicina Democratica e Salute Pubblica

comunicato stampa

Il gruppo NO AL CARBONE di Brindisi esprime profonda preoccupazione e disagio in relazione agli esiti dell’incontro tra i massimi rappresentanti delle istituzioni ed Enel avvenuto il 26 Ottobre 2009 nelle sale di Palazzo Nervegna a Brindisi.
Riteniamo le proposte poste sul tavolo delle trattative dal Presidente della Regione Puglia Vendola, dal Presidente della Provincia di Brindisi Ferrarese e dal Sindaco di Brindisi Mennitti, assolutamente insoddisfacenti sotto il profilo della tutela dell’ambiente e della salute pubblica.
Chiedere una riduzione del carbone del 10 % non risolve nulla in termini di tutela ambientale del territorio e sanitaria dei cittadini.
La cosa paradossale è che Enel nel suo comunicato si riserva di valutare la proposta e quindi lascia intendere che vuol spostare l’attenzione sulla cattura della CO2 e sulle opere di ambientalizzazione, compresa la copertura del carbonile da realizzarsi nel 2013.
Ancora una volta Enel mostra tutta la sua arroganza, anteponendo il proprio profitto alla salute dei brindisini.
Noi come già detto e scritto più volte riteniamo che si debba partire dalla convenzione del 1996 che prevedeva un consumo di carbone non superiore ai 2,5 milioni di tonnellate l’anno. Ricordiamo che la convenzione del 1996 non è mai stata rispettata e che fu superata nel 2002 da un’amministrazione comunale poi coinvolta in un'indagine della magistratura sulla movimentazione del carbone.
Chiediamo al Presidente Vendola se il PEAR non prefigurasse una ben più marcata riduzione del carbone a Brindisi?
Chiediamo al Sindaco Mennitti ed al Presidente Ferrarese se hanno la forza e la volontà di imporre il volere della cittadinanza ad Enel o se si sentono impotenti di fronte al suo strapotere?
Una risposta va anche data a quella stampa che ci ha descritto come “detrattori” o “sedicenti ambientalisti”. Noi siamo cittadini stufi di delegare e lasciar passare sulla nostra testa l’ennesima svendita del nostro territorio ed intendiamo con la nostra azione risvegliare una società civile troppo spesso addormentata.
Al comitato “Si al carbone pulito” ed ai sindacati CGIL, CISL e UIL invece diciamo che nessuno di noi chiede la chiusura delle centrali, ma chiediamo la riduzione del carbone lasciando inalterati i livelli occupazionali così come previsto dalla convenzione del 1996, anzi incrementandoli con i dovuti investimenti che Enel deve realizzare per ambientalizzare e coprire il carbonile. Enel deve diminuire i profitti e non devono essere sicuramente i lavoratori a pagarne il prezzo. Siamo stanchi dei ricatti occupazionali. Noi non lanciamo slogan ma proposte ed invitiamo le Organizzazioni Sindacali ed il comitato del “SI al carbone pulito” ad un incontro per verificare la possibilità di convergere su una piattaforma comune.
Si deve e si può ridurre il carbone e salvaguardare occupazione e salute .
Questa volta uniti, il conto lo faremo pagare ad Enel.

Questi ,in sintesi, i punti che chiediamo siano messi assolutamente al centro del dibattito fra le istituzioni ed Enel:
- riduzione della quantità di carbone bruciata nella centrale di Cerano, ai livelli previsti dalle convenzioni del 96, cioè 2,5 milioni di tonnellate (in quelle del 2002 non si fa riferimento ad alcuna quantità o numero specifico);
- coinvolgimento delle associazioni ambientaliste nella trattativa per le convenzioni;
- specificare e chiarire chi, quando e come svolgerà il controllo e il monitoraggio dell’attività della centrale, con l’obbligo della presenza di organi istituzionali e di comunicazione periodica dei dati.

Brindisi  30-10-2009

29 ottobre 2009

CONVENZIONI.Le proposte dell'Enel? Già fatte. Due anni fa.

Correva l'anno 2007, al timone della Provincia c'era Michele Errico, sullo scranno alto del comune sempre Mennitti, la concordia istituzionale in salsa ambientalista era uno spartito suonato a memoria. Ma di convenzioni con le società termoelettriche nemmeno l'ombra. Altro che accordi, solo disaccordi....
...Correva l'anno 2007 e sembrava utopia sedersi allo stesso tavolo con Enel e imbastire un qualunque rimpiattino di proposte.
Sembrava, ma non era propriamente così.
Il polveroso archivio del Comune e Provincia non mente. E oggi distilla quel che non t'aspetti: una proposta di accordo quadro firmata da Enel, datata 6 Aprile 2007, cesellata attorno a tutto quello che oggi è sul tappeto politico-istituzionale. La lettera, inviata a Errico e Mennitti e sottoscritta in calce dall'allora responsabile della Divisione generazione Enel, piastrellava il campo dell'ostica trattativa di offerte forti. Che oggi meritano di essere rammentate a chi, qui e ora, s'accosta al tavolo plurilaterale.
quella proposta di accordo quadro era articolata in sei punti.
Primo:  "Enel ritiene realizzabile il progettodel 2001 dell' Autorità portuale che prevede la realizzazione di un molo dedicato alla movimentazione di carbone e gessi"...
Secondo: copertura del carbonile, rimettendosi alle valutazioni del "comitato tecnico per l'impatto ambientale delle centrali" (un organismo scientifico plurilaterale costituito nel 2005 da Provincia e Comune)
Terzo: la riduzione di Co2 (sarebbe stata a partire dal 2008 del 10% sui valori registrati nel 2004, cioè 15.498.522 tonnellate)
Quarto: le emissioni massiche, con abbattimenti del 19, 13 e 39 per cento per So2, NoX e polveri sottili....
Quinto: Enel ritenendo che il monitoraggio dovesse essere effettuato "da una struttura pubblica" cedeva integralmente la propria rete di monitoraggio contribuendo al suo funzionamento futuro.
Sesto: Enel avrebbe ceduto alla città il carbonile di Brindisi Nord(quello in uso alla centrale Edipower e poi sotto sequestro).
Ma non basta: a stretto giro la società energetica avrebbe rilanciato, proponendo l'integrale riduzione del 10% di Co2 tutta nel 2008. E però Provincia e Comune, per nulla paghe, dal banchetto pretendevano non le briciole, ma la pietanza intera: e cioè abbattimento di C02 del 25 per cento. Non un capriccio, bensì una richiesta fondata sui decreti ministeriali di "assegnazione delle quote di Co2" alla "Federico II" per i periodi 2005-2007 e 2008-2012. Quote di Co2 a Cerano che dovevano essere racchiuse nella forchetta delle 13.421.880 tonnellate nel 2005, giù fino alle 10.169.341 del 2012.
Correva l'anno 2007.
Due anni dopo, il fronte istituzionale sta chiedendo all' Enel il 10 % in meno di carbone, la riduzione del 15% di Co2 entro tre anni, l'abbattimento del 50 % di emissioni massiche. Tutto però plasmato a partire dagli accordi e volumi del 2002. L'anno che in molti vorrebbero cancellare.

di Francesco G.Gioffredi
Il Quotidiano 29 Ottobre 2009

24 ottobre 2009

FERRARESE COMMENTA IL SIT-IN

"Ogni inziativa di questo tipo è sempre utile per aiutare a riflettere. Però vorrei ricordare che ci siamo dati da fare per riunire tutti i soggetti attorno al tavolo. Oltretutto, è tuttore in vigore la convenzione del 2002, che nemmeno i ricorsi al Tar hanno smantellato. Forse se ci fossero state manifestazioni di protesta nel 2002, qualcosa sarebbe successo. Comunque, adesso per cambiare le cose occorreva avviare la trattativa, ed è quello che abbiamo fatto".
"Stiamo ottenendo il grande risultato della riduzione di emissioni massicce, le più dannose per la salute. Quanto alla Co2 chiederemo senza dubbio un abbattimento, ma tratta di emissioni che appartengono a un livello planetario. E sul carbone dico che conta per lo più cosa e quanto la centrale immette in atmosfera, non cosa brucia. Ma tutti gli aspetti lunedì saranno presi in esame".
Massimo Ferrarese sul Quotidiano del 23 Ottobre 2009

21 ottobre 2009

COMUNICATO STAMPA Sit-in di protesta Gruppo Anti-cerano No al carbone Brindisi.

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Lunedì 26 ottobre alle ore 15 presso Palazzo Nervegna a Brindisi si riunirà un tavolo tecnico-politico al quale siederanno politici della Regione Puglia, della Provincia e del Comune di Brindisi assieme ai dirigenti Enel per decidere in merito al rinnovo delle Convenzioni tra Enel ed Enti locali.
Il Gruppo Anti-Cerano e No al Carbone Brindisi per quella stessa occasione, organizzano un sit-in di protesta di fronte al Palazzo nel quale si deciderà, ancora una volta, sulla vita e la salute della comunità locale.
La nostra presenza pacifica e composta servirà a ricordare ai nostri amministratori che non deve prevalere ancora una volta l’interesse economico di pochi sul benessere di tanti. Fino ad oggi questo comportamento ha provocato danni irreparabili all’ambiente e alle persone ed incrinato irrimediabilmente i rapporti tra la popolazione e i propri rappresentanti istituzionali.
Chiediamo quindi ai nostri politici che la Nuova Convenzione sia sostanzialmente in linea coi contenuti della convenzione del 1996, profondamente disattesa da Enel, e che si pensi fattivamente ad una significativa riduzione della quantità del carbone bruciato.
Quando la terra è in vendita, ribellarsi è la cosa più naturale.
                                                                                     
    GRUPPO ANTI-CERANO  NO AL CARBONE BRINDISI

13 ottobre 2009

Grande festa alla corte di Federico II

Grande festa alla corte di Federico II

Enel incontra Vendola, apre il portafoglio e prova a dare un futuro tranquillo alla contestatissima centrale a carbone di Brindisi.

Di questa centrale ho già parlato altre volte.
E’ un gigante da 2640 Mw alimentato a carbone che, recentemente, ha subito l’attacco di Greenpeace e il fischietto del Gruppo Anti-Cerano.
Enel, in un comunicato stampa del 12 ottobre, fa sapere che ha discusso di questa centrale con gli amministratori locali, Presidente Vendola incluso, per trovare un accordo sull’ulteriore riduzione delle emissioni inquinanti dell’impianto.
Ulteriore perchè, sempre secondo il comunicato, dal 2005 ad oggi l’azienda afferma di aver speso circa 200 milioni di euro in lavori di ambientalizzazione arrivando oggi ad emissioni sotto la soglia di legge.
Su quest’ultima affermazione nulla si può dire, negare, smentire. Ma neanche confermare perchè i dati ufficiali dell’Ines (Inventario nazionale delle emissioni e delle loro sorgenti) sono fermi al 2005, anno in cui sono partiti i lavori.
In realtà avrei trovato dei dati riferiti al 2006, che sono anche peggiori di quelli del 2005 ma 200 milioni di euro di lavori non si fanno in 12 mesi…
Scendendo nel tecnico, l’Enel annuncia lavori in queste sezioni:
la copertura del carbonile interno alla centrale
i riscaldatori d’aria dei gruppi 1 e 4 e i corpi di bassa pressione delle turbine per la riduzione del consumo specifico
i circuiti di aria dei fumi per il miglioramento dell’efficienza del sistema ambientale
i filtri a manica e i ventilatori aria gas dei gruppi 3 e 4
l’upgrading dei mulini
i ventilatori aria principale e secondaria
Ad occhio sembrerebbero lavori interessanti.
Però mi chiedo una cosa: se in quattro anni hanno già speso 200 milioni di euro per scendere sotto la soglia di legge, per quale motivo dovrebbero spendere altri milioni e milioni di euro in un periodo di vacche magre come questo?
Per quale motivo organizzazioni ambientaliste serie (e scientificamente molto ben carrozzate) come Greenpeace dovrebbero azzardarsi ad occupare una centrale termoelettrica (cosa anche abbastanza pericolosa, oltre che illegale) se già tutto va bene?
Se un giorno avremo a disposizione i dati sulle emissioni 2006-2009 potremo avere le risposte a questi quesiti.

12 ottobre 2009

Enel, sedici centraline per tutte le misurazioni

Brindisi – Sveglia all’alba per iniziare le misurazioni per conto della Procura: sedici centraline elettroniche con“sensori” sistemate in otto punti, coincidenti con le villette abitate dagli agricoltori nel raggio di mezzo chilometro dalla centrale “Enel-Federico II” e dal nastro trasportatore. Il perito nominato dai pm ha iniziato ieri alle 6 e ha finito alle 20, ripetendo le operazioni a intervalli di due ore. Oggi si replica, idem lunedì, martedì, mercoledì e giovedì, ultimo giorno stabilito per gli “accertamenti tecnici irripetibili” nell’ambito dell’inchiesta sulle emissioni di polveri di carbone nata dall’esposto consegnato dai residenti nell’agro di Cerano. Che al momento si sviluppa seguendo due ipotesi di reato: il getto pericoloso di cose (le polveri, appunto) e il danneggiamento (delle coltivazioni e più in generale delle piante). I risultati dovranno essere consegnati nel termine di trenta giorni, assegnato dai pubblici ministeri Giuseppe De Nozza, Silvia Nastasia e Cristina Fasano, venerdì pomeriggio al momento del conferimento dell’incarico, alla presenza di tutte le parti: da un lato ci sono gli autori della denuncia (potenziali parti offese) riuniti in due Comitati, uno chiamato “Codiansa” rappresentato dall’agronomo Antonio Nigro, l’altro battezzato come “Associazione Natura” con Vito Panettieri presidente, rappresentati dagli avvocati Vincenzo Farina, Giovanni Brigante e Giorgio Dello Monaco; dall’altro ci sono dodici indagati, dieci tra dirigenti e funzionari ex ed attuali della società elettrica e gli altri due imprenditori brindisini in veste di amministratori unici delle “srl” che si occupano della movimentazione su strada del carbone. Il professore Claudio Minoia, direttore del “Laboratorio di Misure ambientali e tossicologiche della Fondazione Maugeri”, nonché responsabile della Scuola di Specializzazione in “Medicina del Lavoro” dell’università di Pavia, dovrà accertare se e in che termini ci siano emissioni nocive sotto forma di polveri di carbone derivanti dall’attività di produzione di energia elettrica in aria, nel suolo, nelle cisterne di acque piovane e nelle abitazioni degli agricoltori. L’attualità del getto pericoloso con conseguente inquinamento rappresenterebbe la condizione necessaria e sufficienti per il sequestro del nastro trasportatore del combustile, chiesto dai firmatari della denuncia. Non ci sarebbe altra spiegazione di fronte all’accelerazione che i pm hanno impresso all’inchiesta. Anche in considerazione del fatto che hanno espresso contrario all’istanza per l’incidente probatorio chiesto dai legali dell’Enel.  Le villette ritenute determinanti ai fini della misurazioni e per questo inserite nell’accertamento tecnico irripetibile, sono otto: si tratta delle abitazioni ricadenti nel raggio di cinquecento metri dalla centrale Enel di Cerano, individuate nelle settimane scorse dagli agenti della Digos e della Scientifica nel corso di sopralluoghi, partendo dal contenuto dell’esposto. Le cosiddette matrici dell’inquinamento devono essere accertate nella case di proprietà di: Vito Panettieri, Alessandra Uggenti, Oronzo Suma, Giovanni Spedicato, Massimo Spedicato, Romeo De Falco, Luigi Zinzari e Giuseppe De Leo. Sono loro i più esposti alle emissioni. Ieri, quindi, il perito del pm, assistito da un collaboratore e alla presenza dei consulenti di parte, ha sistemato le centraline elettroniche necessarie per le rilevazioni in due punti per ciascuno delle costruzioni: una è stata posizionata all’esterno, sul tetto delle villette, in maniera tale da essere al riparo dagli agenti atmosferici; l’altra all’interno delle abitazioni, in stanze di volte in volta segnalate come quelle in cui – a detta delle famiglie – si sarebbe accumulata la polvere di carbone. Le operazioni sono andate sino alle 20: ogni due ore le “membrane” sono state visionate e il controllo è stato annotato e fotografati dagli agenti che non hanno permesso a nessuno di avvicinarsi alle abitazioni per non inficiare il risultato delle rilevazioni.  L’area a ridosso della centrale, infatti, resta off-limits, sotto lo sguardo attento degli uomini della Digos, diretti da Vincenzo Zingaro, sino a giovedì, giorno che il perito ha  stabilito per le ultime rilevazioni utili ai fini dell’inchiesta. Stando a quanto previsto dal protocollo posto a base dello svolgimento degli accertamenti, alla fine di ogni giornata, le parti (agricoltori e indagati, con i rispettivi avvocati e consulenti) dovranno sottoscrivere un verbale negli uffici della questura. Che proprio perché vidimato avrà valore nell’ambito dell’inchiesta.

10 ottobre 2009

Le nostre proposte di convenzione.

La Provincia di Brindisi ha pagato e continua a pagare un tributo pesantissimo ad un modello di sviluppo basato su mega impianti industriali di grande impatto per l’ambiente e la salute dei cittadini.
I livelli di inquinamento raggiunti, l’incremento di patologie tumorali non possono più essere tollerati, non è più possibile indugiare oltre, occorre assumere provvedimenti che pongano un limite alle emissioni di sostanze inquinanti nel territorio brindisino.
Riteniamo che la questione energetica brindisina vada una volta per tutte affrontata e risolta attraverso una drastica riduzione dell’impiego del carbone, che può e deve essere ottenuta salvaguardando i livelli occupazionali, una bonifica dei siti inquinati, la realizzazione di un sistema integrato di monitoraggio ambientale globale dell’aria, acqua e terreni del nostro territorio.

Per far ciò non dobbiamo inventarci nulla ma pretendere una nuova Convenzione tra Enti Locali e Enel ed Edipower che riprenda quanto sottoscritto nella Convenzione del 12.11.1996 integralmente recepita, divenendo norma dello Stato, dal D.P.R. del 23.4.1998. Tale Convenzione è stata completamente disattesa provocando gravi danni all’ambiente ed alla salute dei cittadini.

In particolare obbiettivi fondamentali della Nuova Convenzione debbono essere:

· Limite massimo di 2,5 milioni di Tonnellate / Anno di carbone da utilizzare nel territorio di Brindisi.

· Chiusura della centrale Edipower e trasferimento dei lavoratori presso al centrale Enel Federico II di Cerano, così come previsto nella Convenzione del 1996.

· Mantenimento dei livelli occupazionale che la Convenzione del 1996 individuava in circa 700 addetti. Oggi la somma degli addetti diretti delle Centrali Enel e Edipower è inferiore a tale livello. Per cui la riduzione nell’utilizzo del carbone e la chiusura della Centrale Edipower può e deve avvenire senza alcuna riduzione dei livelli occupazionali.

· Riduzione dei livelli delle emissioni massiche di Biossido di Zolfo ( SO2 )a 13.000 tonnellate / anno , Ossidi di Azoto (NOx) 10.000 tonnellate / anno, polveri 1700 tonnellate / anno. Livelli che dovevano essere già raggiunti nel 2004 secondo quanto previsto dalla Convenzione del 1996.

· Realizzazione di un sistema integrato globale per il monitoraggio della qualità dell’aria , delle acque e del terreno, progettato e realizzato a totale carico dell’Enel, su indicazioni di una Commissione Tecnica di nomina completamente pubblica. Tale sistema di monitoraggio dovrà essere gestito altresì dall’ARPA Puglia.

· Bonifica dei siti inquinati, con veri e propri interventi di igiene e protezione ambientale per restituire all’uso della collettività aree che per la presenza di sostanze tossico-nocive, sono praticamente inutilizzate ed in degrado, con elevato rischio per l’ambiente e per le persone.

· Proporre fonti di energia rinnovabili che permettano uno sviluppo sostenibile e coerente con la naturale vocazione prettamente turistica del territorio.

In questi giorni vengono avviati gli incontri tra Regione Puglia, Provincia di Brindisi, Comune di Brindisi e società elettriche Enel e Edipower al fine di giungere ad una nuova Convenzione.
Chiediamo che non avvengano mediazioni al ribasso a scapito della Comunità brindisina e che quindi i punti da noi individuati , ripetiamo nel rispetto della Convenzione del 1996, siano inseriti nella Nuova Convenzione. Occorre invertire la rotta e far comprendere a tutti che Brindisi non è più terra di conquista.

9 ottobre 2009

Inchiesta sulla Centrale Enel analisi su leucemia e bronchiti

Si va dalla leucemia linfatica cronica al carcinoma della vescica, passando per la bronchite cronica e la dispnea. Sono purtroppo innumerevoli e diversificate le patologie che hanno contratto molte delle persone che hanno lavorato o risieduto nelle campagne ubicate attorno al nastro trasportatore del carbone che collega, lungo un percorso di 13 chilometri, il piazzale di stoccaggio di Costa Morena alla centrale Enel di Cerano. E alcune di queste malattie sono state riportate dettagliatamente nell’esposto che circa 90 famiglie hanno a suo tempo presentato in Procura, favorendo un’articolata indagine (coordinata dai pm Giuseppe De Nozza, Silvia Nastasia e Cristina Fa s a n o ) che l’altro giorno è sfociata nella notifica di 12 avvisi di garanzia, nei confronti di dirigenti Enel e imprenditori locali attivi nel settore della movimentazione del carbone. 

Certo le persone finora «avvisate» rispondono «solo» di getto pericoloso di cose (art. 674 cp) e danneggiamento di piante e di viti (art. 635 cp): ipotesi di reato che si riferiscono alla possibilità che i terreni e le piantagioni adiacenti alle aree adibite alla movimentazione del carbone siano state contaminate dallo stesso. E questo spiega anche il coinvolgimento nell’inchiesta di alcuni imprenditori che, in periodi diversi, hanno avuto affidato anche l’appalto per la pulizia del nastro trasportatore del carbone: un’incombenza che dovrebbe servire proprio limitare la dispersione di combustibile dovuta alla movimentazione dello stesso. Ed a tal proposito non è escluso che, nell’ambito dell’inchiesta in atto, alcuni dei dirigenti Enel indagati presentino delle memorie difensive tese proprio a ribadire la consistenza delle risorse aziendali investite nell’affidare la pulizia del nastro a ditte specializzate.
    Ma c’è un filone della stessa inchiesta che riguarda l’eventuale nesso tra la presunta contaminazione e le tante patologie contratte. A tal riguardo l’esposto delle 90 famiglie cita i casi del «sig. L. N., sottoposto a visita presso la Divisione di Ematologia del policlinico S. Matteo di Pavia dove gli è stata diagnosticata una Leucemia
linfatica cronica A cellule B»; ma poi si cita anche il caso del sig. A. A. cui è stato «diagnosticato un carcinoma prostatico e metastasi polmonari ed uno stato anemico»; e anche «il sig. C. N. (deceduto il 17 luglio 2007) in data 05/01/07 veniva sottoposto a resezione endoscopica di neoplasia della vescica presso la Divisione di Urologia dell’ospedale Perrino di Brindisi, con esame istologico evidenziante un “carcino - ma uroteliale infiltrante ad alto granding della vescica p T 3 AG 3 ”».
    Sono solo alcuni dei tanti casi riscontrati fra coloro che risiedono su quei terreni o vi hanno lavorato a lungo come braccianti. E quasi ognuna delle 90 famiglie denucianti ha avuto a che fare con una grave patologia contratta da uno dei propri congiunti. Ciò che inquirenti e investigatori ora stanno cercando di verificare è l’eventuale sussistenza di un nesso tra questa enorme mole di patologie e la possibile contaminazione dei terreni dovuta alla movimentazione del carbone. 

Antonio Negro  La Gazzetta del Mezzogiorno  09 Ottobre 2009


Dirigenti Enel indagati Ai raggi x le cartelle dei braccianti ammalati

Allegata agli atti della duplice inchiesta sfociata in 12 avvisi di garanzia nei confronti di dirigenti Enel e autotrasportatori del carbone ci sarebbe una corposa documentazione relativa alle gravi patologie contratte da persone che risiedono e lavorano nei campi sovrastati dal nastro trasportatore che movimenta il combustibile nero, dal parco di stoccaggio di Costa Morena alla centrale Enel di Cerano.
    Una vicenda che alla luce degli sviluppi registrati nelle ultime ore sta inducendo molti brindisini ad una considerazione: fu facile profeta e al tempo stesso amministratore accorto e previdente il sindaco Domenico Mennitti quando, il 28 giugno del 2007, emise l’ordinanza con cui vietò la coltivazione sui terreni ubicati nei pressi del nastro trasportatore del carbone e intimò la distruzione dei prodotti già presenti sulle piante. Una scelta sofferta - che mandò sul lastrico decine di agricoltori che da quei terreni e dai relativi prodotti traevano sostentamento - ma fondata sul rischio che l’uva di quei terreni fosse contaminata dalle polveri di carbone derivanti dalle tonnellate di combustibile, movimentate sia tramite il nastro trasportatore e sia tramite camion. Il primo cittadino, quindi, volle attenersi - in quanto istituzionalmente preposto al ruolo di primo garante della salute pubblica - al principio di precauzione per il quale, in presenza di un ragionevole dubbio sulla insalubrità di una determinata situazione, si procede con ogni mezzo a impedire il perpetuarsi e il diffondersi dei rischi ipotizzati, ancorché solo potenziali. Dunque una precauzione da adottare, almeno finché non si ottengano riscontri certi in merito alla presenza e all’entità di tale rischio pubblico. 

 

Nel caso specifico, il rischio era quello della contaminazione dei prodotti agricoli dalle polveri provenienti dalla movimentazione del carbone. Un rischio che pare stia trovando riscontro nelle indagini delegate dalla magistratura alla Digos della Questura di Brindisi per quanto attiene ai terreni. Gli stessi magistrati, invece, hanno delegato alla Guardia di Finanza ed ai Carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico) l’increlalle patologie contratte da chi su quei terreni vive e lavora.

    Per ora l’unico dato certo sono i 12 avvisi di garanzia inviati a dirigenti Enel (vecchi e nuovi) ed a chi gestisce il trasporto su gomma del carbone. I reati ipotizzati sono quelli previsti dagli articoli 674 e 635 del codice penale: rispettivamente «getto pericoloso di cose» e «danneggiamento di piante e viti».
    La notifica degli avvisi di garanzia sarebbe solo uno dei primi effetti dell’indagini avviata dalla Procura di Brindisi - pm Giuseppe De Nozza, Cristina Fa s a n o e Silvia Nastasia - a seguito di una denuncia a suo tempo presentata da una novantina di famiglie che risiedono e lavorano sui terreni esposti alle polveri derivanti dalla movimentazione del carbone. Agricoltori che trovavano quotidianamente una patina nerastra sui grappoli di uva delle proprie piantagioni e che, ad un certo punto, hanno dovuto fare i conti anche con delle gravi patologie tumorali. 

Antonio Negro  La Gazzetta del Mezzogiorno  08 Ottobre 2009


Ecco tutti gli indagati dell’ennesima inchiesta

L’ennesimo ciclone giudiziario sull’Enel e sulla centrale termoelettrica di Cerano vede iscritti nel registro degli indagati: Luciano Mirko Pistillo, Antonino Ascione, Vincenzo Putignano, Calog ero San Filippo, Lorenzo Laricch i a , Giuseppe Varallo, Die - go Baio, Antonino Caprarotta, Vittorio Vagliasindi, San - dro Fontecedro, Aldo Cannone e Luca Screti.
    Si tratta di dirigenti Enel che hanno avuto a vario titolo responsabilità connesse alle modalità di movimentazione del carbone, ma anche di imprenditori che gestiscono per conto dell’Enel le quote di carbone da movimentare via terra, attraverso i camion.
    Ma non si esclude che nelle
prossime settimane possano concretizzarsi ulteriori sviluppi. Va ribadito, naturalmente, che tutte le persone sottoposte a indagine sono da ritenersi non colpevoli fino a sentenza passata in giudicato. Ma va detto anche che l’inchiesta della Procura brindisina è ancora nel vivo e, probabilmente, sarebbe rimasta ancora coperta dal riserbo se non fosse stata la stessa società elettrica, l’altra sera, a rendere nota agli organi di informazione la notifica degli avvisi di garanzia ad alcuni dei propri dirigenti. Difficile immaginare cosa possa aver spinto i vertici Enel a diffondere, unilateralmente, la notizia degli avvisi di garanzia che equivalgono ad un’altra tegola giudiziaria che si abbatte sulla società elettrica: l’ultima era stata quella del maggio scorso, quando ben dieci persone furono arrestate dagli uomini del Corpo forestale dello Stato, nell’ambito dell’opera - zione «Leucopetra». In quel caso, però, l’indagine riguardava un traffico di rifiuti pericolosi prodotti nella centrale Enel di Cerano ed illecitamente smaltiti - secondo l’accusa - in una cava ubicata in provincia di Reggio Calabria. 

[a. neg]

La Gazzetta del Mezzogiorno  08 Ottobre 2009





6 ottobre 2009

Dodici dipendenti Enel indagati per il carbone

La Procura di Brindisi ha notificato 12 avvisi di garanzia ad altrettanti dipendenti Enel tra manager, responsabili di settore e di impianto
Tra gli indagati vi sarebbero Antonino Ascione, direttore dell’unità produttiva di Cerano, Antonino Craparotta, ex capo produzione di Enel, Calogero Sanfilippo e Luciano Pistillo, ex responsabili dell'unità di produzione della centrale Federico II e Vincenzo Putignano, ex capo centrale dell'impianto.
Le ipotesi di reato riguardano gli articoli 674 del codice penale (getto pericoloso di cose) e 635 (danneggiamento a piante e viti).
L'inchiesta avviata da tempo dal pool di magistrati composto da Silvia Nastasia, Giuseppe De Nozza e Cristina Fasano si è avvalsa dell'operato degli agenti della Digos diretti dal Dott. Vincenzo Zingaro.
Circa un anno fa, gli stessi agenti, assieme agli uomini della polizia scientifica, erano stati sui terreni attigui alla centrale di Cerano per procedere ad alcuni prelievi allo scopo di avviare le
analisi sull'eventuale presenza di sostanze atte a danneggiare la produzione. 

IL LUPO PERDE IL PELO MA NON IL VIZIO
 
Nel Maggio 2009, in seguito ad un'indagine del Corpo Forestale dello Stato, è stato scoperto che i rifiuti provenienti dalla centrale a carbone di Brindisi Sud(ceneri tossiche e altri materiali pericolosi) venivano smaltite illegalmente in Calabria. Disastro ambientale e associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti pericolosi sono stati i reati ambientali che hanno portato all'arresto di 10 persone, tra cui anche dipendenti e dirigenti dell'Enel. La complessa attività investigativa, ha accertato, che i rifiuti, classificati come pericolosi, venivano trasformati con certificati di analisi insufficienti in rifiuti non pericolosi ed avviati apparentemente a recupero per la produzione di laterizi. Nel 2006 e nel 2007 sono state circa 100mila le tonnellate di rifiuti smaltiti illecitamente, per un profitto di oltre 6 milioni di euro l'anno, rispetto alla spesa stimata per lo smaltimento del materiale in discariche idonee. L'indagine ha portato alla luce l'esistenza di una organizzazzione a delinquere che vedeva la consapevole collaborazione, partecipazione e il supporto dei produttori dei rifiuti, intermediari, trasportatori e destinatari. Un traffico illegale che conferma come il 'carbone pulito' non esiste, ma è anzi causa di molteplici e gravi impatti per l'ambiente. La gestione dei rifiuti a Cerano rimane ancora un forte elemento di preoccupazione.



4 ottobre 2009

BRINDISI 4 Ottobre 2009 FUMATA NERA, TORCIA ACCESA ALLA ZONA INDUSTRIALE

Dalla scorsa estate ad oggi è stato tutto un susseguirsi di sfiammate. I bene informati parlano di almeno una trentina di casi: tutti più o meno giustificati dai tecnici del Petrolchimico. Si tratta, a loro dire, di procedure di sicurezza in quanto le fiamme bruciano eventuali sostanze dannose. Sarà proprio così? Questo stanno cercando di accertare gli investigatori della Digos, che hanno già acquisito una notevole documentazione che dalla prossima settimana potrebbe essere esaminata dal perito incaricato dalla Procura. Sarebbero stati anche prelevati alcuni campioni dai terreni circostanti per cercare di completare un fascicolo di indagine che - per il momento - è a carico di ignoti. Quello che appare strano, agli occhi «interessati» dei brindisini costretti a convivere con impianti altamente inquinanti, è che le «sfiammate» avvengono o nei giorni di festa o a ridosso degli stessi.



Capitò, ad esempio, la sera della festa di San Teodoro. Al porto «sparavano» i fuochi, poco più in là «sparavano» i... fumi. Poi, sebbene esista una protocollo per far circolare le informazioni, nessuno si sarebbe mai preoccupato di attivarlo a dovere. Vale a dire, gli addetti alla sicurezza del Petrolchimico avrebbero dovuto tempestivamente informare la Prefettura che a sua volta avrebbe poi potuto chiedere l’intervento della Protezione civile e dei vigili del fuoco e attivare le procedure che avrebbero consentito - in tempo reale - di effettuare i rilievi. Tutto questo non sempre sarebbe avvenuto. Il perchè qualcuno dovrà spiegarlo in Procura. I tecnici del Petrolchimico, comunque, hanno una spiegazione per tutto. Hanno giustificato l’avvenuto alla commissione nominata dal presidente della Provincia e formata dal presidente stesso, dall’assessore Antonio Gennari, da Annamaria Attolini, Danilo Urso, Micaela Faieta, Angelo Semeraro, Stefania Leone e Danilo Morciano. Si tratta di esperti e di componenti le principali commissioni anche nazionali che si occupano di ambiente.


«Le sfiammate - per i tecnici del Petrolchimico della società Polimeri Europa, Basell ed Enipower - rappresentano un «normale sistema di sicurezza» che si attiva in determinate condizioni come il blocco degli impianti. Il problema è che la commissione provinciale, preso atto dell’accaduto, ha riscontrato «assenza di sistemi di controllo efficaci per monitorare la concentrazione delle sostanza in ingresso alla torcia e i gas risultanti dalla combustione emessi in atmosfera»: cosa che avviene sistematicamente all’impianto di Porto Marghera. Ma non è tutto. Assente anche un «efficace sistema di controllo e monitoraggio interno aziendale per la verifica delle ricadute al suolo delle concentrazioni inquinanti derivanti dalla combustione in torcia» e «assenza in torcia di sistemi di rilevazione della temperatura nell’affluente gassoso ed anche un analizzatore per la misurazioone e la registrazione in continuo dell’ossigeno libero e del monossido di carbonio». Eppoi, la commissione ha anche sottolineato che «non è stata allertata l’Arpa» e quindi «non è stato possibile rilevare e misurare con mezzi mobili l’incremento dlele concentrazioni degli inquinanti correrabili all’evento».


A Napoli direbbero «chi ha avuto, ha avuto, ha avuto... scurdammonce ‘o passato». Il problema è che anche per il futuro, al momento, è stato fatto ben poco. Sarà perchè l’impianto brindisino è obsoleto. Sarà altro? Lo stabilirà la perizia: questa, almeno, è la speranza dei brindisini che si ritrovano la loro città ad un pugno di chilometri da una zona estesa 500 ettari ed identificata dal ministero come «Sit» (sito di interesse nazionale) ancora tutta da bonificare. E proprio nel bel mezzo di quest’area - compresa tra la zona industriale e la centrale di Cerano - il cielo è illuminato dalle «sfiammate» della torcia. Possono i brindisini considerare il «fenomeno» solo un «romantico rogo» che illumina il cielo? Oppure non dormono la notte al solo pensiero che un’altra bomba ecologica si stia abbattendo sulle loro teste?


di VINCENZO SPARVIERO " Gazzetta del Mezzogiorno"

3 ottobre 2009

«Continuiamo a respirare carbone e nessuno più riesce ormai a ribellarsi»

Residenti del Casale: «Auto piene di polveri»

 «Anche ieri mattina, come avviene quasi ogni giorno (specie in determinate condizioni meteorologiche di vento), abbiamo trovato una spessa patina di carbone sulla carrozzeria superiore delle nostre autovetture».
    E’ il prologo di una mail che un gruppo di residenti del rione Casale ha scritto al “Pronto Gazzetta” al fine «di rifocalizzare l’attenzione su un problema gravissimo che incombe sulla nostra città e che, troppo spesso, viene quasi “insabbiato” nel tentativo di farlo riporre nel dimenticatoio».
    Il carbone, dunque, torna a far parlare di sè, divenendo oggetto di una nuova ondata di proteste: «Il problema - scrivono i residenti del Casale - è che in tanti ancora sottovalutano la questione, forse anche inconsapevoli del fatto che le polveri e i fumi che escono dalle ciminiere arrivano dappertutto e che tutti i brindisini, malgrado siano invisibili, se le respirano ogni giorno in quantità industriale». «Anche qui al Casale - continuano - gli effetti sono ben chiari. Nonostante, infatti, il nostro rione sia lontano dalle centrali, quanto fuoriesce e circola poi in aria arriva anche qui, trasportato dal grecale. E’ davvero desolante, poi, che ad accorgercene siamo tutti quando la mattina prendiamo l’auto per accompagnare i nostri figli a scuola.
Attenti, ovviamente, a non farli entrare a contatto con il materiale nocivo e a fargli lavare le mani in maniera sistematica».
    «Il problema, in verità, interessa tutti i cittadini - sottolineano ancora nella mail - ed è allora nostra intenzione
riproporre la delicata questione al fine di smuovere la sensibilità dell’opinione pubblica. Molti di noi, al riguardo, hanno già manifestato la ferma intenzione di promuovere una raccolta di firme e, pur nella consapevolezza che tale iniziativa (come è già avvenuto in passato) resterà, molto probabilmente, fine... a sè stessa, non demordiamo e andremo avanti nella nostra battaglia». «Sappiamo, inoltre - aggiungono - che anche un medico (consapevole più di chiunque altro dei rischi che si corrono) si sta attivando per smuovere le acque. E’ una guerra infinita, ma che riteniamo doverosa da sostenere se non altro per le nostre generazioni future, affinchè possano vivere in un ambiente sano».
    Nel vortice delle polemiche vi rientrano un po’ tutti: «A cominciare da enti ed istituzioni locali - sottolineano ancora i cittadini che si sono
rivolti al “Pronto Gazzetta” - che subiscono passivamente per gli alti interessi in gioco, sino agli organismi deputati al controllo e al monitoraggio della qualità dell’aria e dell’ambiente in cui viviamo».
    Il riferimento è alla sezione locale dell’Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente) che «magari potrebbe fare dei controlli e delle analisi più accurate. Questo, almeno - concludono - è il nostro auspicio, perchè davvero non si comprende come possiamo sentirci al sicuro nella consapevolezza di respirare
tutto quel veleno».
    • «Chiunque lamenti forme di inquinamento atmosferico può rivolgersi ai nostri uffici per segnalare il problema ed attivare l’agenzia per i rilevamenti del caso».
    A precisarlo è la dott.ssa An - namaria D’Agnano, direttrice dell’Arpa Puglia di Brindisi, che sottolinea la piena disponibilità dell’organismo a rispondere a domande e ad offrire chiarimenti in materia: «Per dirla tutta - sostiene - non abbiamo mai ricevuto prima d’ora doglianze di alcun genere, men che meno aventi ad oggetto la presenza di carbone. Ovviamente, nel caso di specie, non è nostro compito rilevarne tracce... sulle auto. Ma abbiamo, comunque, una serie di centraline di monitoraggio che ci forniscono dati in tempo reale».
    Ma che dicono, in sostanza, questi dati? «Sono pubblici - risponde la dott.ssa D’Agnano - e, per prenderne visione, si può consultare il nostro sito (www.arpa.puglia.it) in qualsiasi momento».

    L’indagine, allora, la svolgiamo noi. Alla voce “qualità dell’aria”, in effetti, sono indicati i dati dei primi nove mesi dell’anno in corso, relativi al numero di superamenti del Pm 10 (che indica materiale - polvere e fumo - presente nell’atmosfera in forma di particelle microscopiche, ndr) riscontrati in cinque diversi punti del territorio cittadino, così come monitorati da altrettante centraline installate dall’Ar pa.
    Nel dettaglio, a Bozzano i superamenti sinora sono stati 8; al Casale 5; presso il Sisri 9; in via dei Mille 10 e in via Taranto 2.
    Questi dati assumono una valenza se commisurati alla soglia limite (fissata dalla legge) dei superamenti del Pm 10 che possono registrarsi in un anno: ovvero, 35.
    In definitiva, non sembrerebbe poi un risultato così negativo.
    Ma vaglielo a dire a chi si lamenta di ritrovarselo puresulla carrozzeria dell’auto! 

da "La Gazzetta del Mezzogiorno"  del 3 ottobre 2009

2 ottobre 2009

“Sforate le quote di CO2” dopo l'interrogazione del capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale, Enel nega e ribatte.


Una nota del capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale, Antonio Maniglio.
“In base alle indagini del Registro europeo e di ‘carbon market data’ lo stabilimento brindisino è al primo posto in Italia per quantità di emissioni di anidrite carbonica (Co2) con 14,9 tonnellate; un dato impressionante se si tiene conto che l’Ilva di Taranto, collocata al secondo posto, emette 10,8 tonnellate.
Ma mentre l’Ilva si mantiene al di sotto delle quote assegnate (13,3) la centrale di Cerano ne sfora i limiti (+ 3,9), con l’aggravante che a Brindisi operano due altre centrali (edipower ed enipower) che immettono altro gas serra (5,1 tonnellate).
In presenza di questo quadro è necessario che Enel riveda le sue modalità di produzione per attenersi anzitutto alle quote assegnate e per programmare già un ulteriore abbattimento delle emissioni.
Si tratta di una scelta non contrattabile, sia perché corrisponde agli interessi del Salento, e alla necessità di tutelare la salute dei cittadini e l’ambiente, ma anche perché è uno dei punti qualificanti del Pear (piano energetico ambientale regionale).
E’ ora, pertanto, che - come è accaduto con Taranto, attraverso l’approvazione di una legge regionale che ha costretto l’Ilva a ridurre le emissioni di diossina - anche per Brindisi si apra un confronto per approdare a una riduzione delle emissioni in tempi rapidi.
Questo, d’altronde, era e rimane un impegno del presidente Vendola e questa deve essere la priorità per gli enti locali di Brindisi e Lecce.
Ecco perché ho preparato un’interrogazione urgente al Presidente della giunta per sapere quali sono le iniziative della Regione in corso e come ci si intende rapportare con le altre istituzioni territoriali, e con Enel, per cancellare il poco invidiabile primato delle emissioni di Cerano”.
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ENEL NEGA E RIBATTE

«Tutte le emissioni delle centrali Enel sono monitorate e ampiamente al di sotto dei limiti di legge». È quanto sostiene l'Enel in un comunicato di risposta al capogruppo del Pd alla Regione Puglia, Antonio Maniglio. Nella nota l'Enel evidenzia che «un tavolo di confronto tra Regione Puglia ed Enel già esiste e sta lavorando seriamente. Ci si appresta ora a una verifica per valutarne i risultati». Il tavolo - sostiene l'Enel - sta affrontando «con un approccio moderno e innovativo», tematiche energetiche e ambientali importanti per la Puglia e il territorio brindisino: «il potenziamento delle infrastrutture di distribuzione per consentire la connessione dei numerosi progetti di impianti di produzione da fonti rinnovabili; lo sviluppo di due progetti di ricerca finalizzati alla cattura e riduzione della CO2; ingenti investimenti ambientali nella centrale »Federico II« di Brindisi; la condivisione di un sistema che coniughi al meglio lo sviluppo di fonti rinnovabili con la riduzione di CO2. »La serietà del lavoro sinora svolto - si afferma - non lascia spazio a confusioni concettuali.
Non giova a nessuno confondere la CO2 con le emssioni territoriali e tanto meno con la diossina«. In particolare, si fa presente »la CO2, come è noto, non è un inquinante, tanto che nessuna organizzazione di tutela della salute al mondo ne ha fissato limiti alle emissioni. La CO2, infatti, è un gas innocuo senza effetti su salute e ambiente, ma è ritenuto responsabile, insieme ad altri gas, dell'effetto serra a livello globale«. Ed essendo un problema globale, »non conta il 'dovè le emissioni avvengono ma il 'quantò si riesce a ridurne l'ammontare totale«. Di qui le iniziative messe in campo dall'Europa, e le raccomandazioni - si ricorda nella nota - di Obama. E »mentre le emissioni di Co2 dell'Italia tra il 2000 e il 2008 sono aumentate del 3% - si conclude - le emissioni di Co2 delle centrali Enel sono scese di ben il 35%

1 ottobre 2009

VOGLIO L'ARIA PULITA COME DICO IO

TARQUINIA (VITERBO) / 30-09-2009
Grande successo lotteria popolare a Tarquinia per pagare monitoraggio autonomo dell' aria

A Tarquinia è iniziato il monitoraggio autonomo dell'aria voluto dai cittadini e presto saranno disponibili i primi risultati.
Dopo decenni di tranquillizzanti silenzi, che hanno contribuito a riempire i reparti di oncologia degli ospedali regionali, sarà possibile conoscere la qualità dell'aria che respiriamo, diritto negato dal mancato funzionamento delle centraline di rilevamento dell'Osservatorio Ambientale e dagli scarsi controlli di ARPA Lazio.
Grazie all'amore per la propria terra, la stragrande maggioranza dei Tarquiniesi sta rispondendo con entusiasmo alla lotteria lanciata per raccogliere i fondi necessari al finanziamento della campagna di monitoraggio. La vendita dei biglietti proseguirà per alcune settimane e il 24 ottobre verranno estratti i premi offerti dalla generosità di commercianti, artigiani e agricoltori.
La lotteria è frutto del lavoro congiunto del Comitato dei Cittadini Liberi e di Mondoagricolounito, lunga parola coniata per indicare l'unità del comparto agricolo nella difesa del territorio dalla brutalità degli inquinatori. Tutto il resto è menzogna, specie quando si parla di carbone.
Menzogneri sono i politicanti che raccontano di controlli da fare in collaborazione con l'inquinatore, lasciando intendere ai cittadini ignari che l'inquinamento è tutto da provare e banalizzano il problema per difendere interessi personali o di partito.
Nella centrale di Torrevaldaliga Nord ogni giorno verrà bruciata una nave di carbone da 10.000 tonnellate e solo menti corrotte possono usare la formula dubitativa “se inquinerà”. Solo chi è corrotto dentro può minimizzare il dramma di Tarquinia, che subirà l'inquinamento de lla centrale a carbone come una popolazione in guerra sotto il fuoco nemico.
I compari dell'inquinatore cercano da tempo di convincere gli abitanti che saranno loro il baluardo che fermerà l'inquinamento ”se ci sarà”. Tradire così la propria comunità è cosa gravissima, resa ancora più grave dal non aver agito al momento giusto, e ce ne sono stati di momenti giusti!
Per far luce su negligenze, silenzi e complicità del Governo, della Regione e dei Comuni il Movimento No Coke Alto Lazio sta allestendo un dossier. Intanto ha denunciato alla Procura che l'esercizio della centrale a carbone avviene senza autorizzazione dal 24 dicembre scorso, nel silenzio di quelli che avrebbero dovuto pensare alla nostra salute.
Tornando al monitoraggio autonomo dei cittadini, al di là del fatto già grande in se, di una popolazione che reagisce a chi vuole farle del male, risalta come una perla lo sforzo collettivo di costruire il proprio futuro investendo tempo, energie e denaro, per non subire passivamente le mafie.
Voglio l'aria pulita come dico io” grida il bambino dei manifesti che pubblicizzano la lotteria, affissi nel comprensorio inquinato e in quel grido c'è la forza e la speranza per battere quanti vogliono fare affari sulla nostra pelle.

              Ernesto Cesarini