30 ottobre 2009

comunicato stampa

Il gruppo NO AL CARBONE di Brindisi esprime profonda preoccupazione e disagio in relazione agli esiti dell’incontro tra i massimi rappresentanti delle istituzioni ed Enel avvenuto il 26 Ottobre 2009 nelle sale di Palazzo Nervegna a Brindisi.
Riteniamo le proposte poste sul tavolo delle trattative dal Presidente della Regione Puglia Vendola, dal Presidente della Provincia di Brindisi Ferrarese e dal Sindaco di Brindisi Mennitti, assolutamente insoddisfacenti sotto il profilo della tutela dell’ambiente e della salute pubblica.
Chiedere una riduzione del carbone del 10 % non risolve nulla in termini di tutela ambientale del territorio e sanitaria dei cittadini.
La cosa paradossale è che Enel nel suo comunicato si riserva di valutare la proposta e quindi lascia intendere che vuol spostare l’attenzione sulla cattura della CO2 e sulle opere di ambientalizzazione, compresa la copertura del carbonile da realizzarsi nel 2013.
Ancora una volta Enel mostra tutta la sua arroganza, anteponendo il proprio profitto alla salute dei brindisini.
Noi come già detto e scritto più volte riteniamo che si debba partire dalla convenzione del 1996 che prevedeva un consumo di carbone non superiore ai 2,5 milioni di tonnellate l’anno. Ricordiamo che la convenzione del 1996 non è mai stata rispettata e che fu superata nel 2002 da un’amministrazione comunale poi coinvolta in un'indagine della magistratura sulla movimentazione del carbone.
Chiediamo al Presidente Vendola se il PEAR non prefigurasse una ben più marcata riduzione del carbone a Brindisi?
Chiediamo al Sindaco Mennitti ed al Presidente Ferrarese se hanno la forza e la volontà di imporre il volere della cittadinanza ad Enel o se si sentono impotenti di fronte al suo strapotere?
Una risposta va anche data a quella stampa che ci ha descritto come “detrattori” o “sedicenti ambientalisti”. Noi siamo cittadini stufi di delegare e lasciar passare sulla nostra testa l’ennesima svendita del nostro territorio ed intendiamo con la nostra azione risvegliare una società civile troppo spesso addormentata.
Al comitato “Si al carbone pulito” ed ai sindacati CGIL, CISL e UIL invece diciamo che nessuno di noi chiede la chiusura delle centrali, ma chiediamo la riduzione del carbone lasciando inalterati i livelli occupazionali così come previsto dalla convenzione del 1996, anzi incrementandoli con i dovuti investimenti che Enel deve realizzare per ambientalizzare e coprire il carbonile. Enel deve diminuire i profitti e non devono essere sicuramente i lavoratori a pagarne il prezzo. Siamo stanchi dei ricatti occupazionali. Noi non lanciamo slogan ma proposte ed invitiamo le Organizzazioni Sindacali ed il comitato del “SI al carbone pulito” ad un incontro per verificare la possibilità di convergere su una piattaforma comune.
Si deve e si può ridurre il carbone e salvaguardare occupazione e salute .
Questa volta uniti, il conto lo faremo pagare ad Enel.

Questi ,in sintesi, i punti che chiediamo siano messi assolutamente al centro del dibattito fra le istituzioni ed Enel:
- riduzione della quantità di carbone bruciata nella centrale di Cerano, ai livelli previsti dalle convenzioni del 96, cioè 2,5 milioni di tonnellate (in quelle del 2002 non si fa riferimento ad alcuna quantità o numero specifico);
- coinvolgimento delle associazioni ambientaliste nella trattativa per le convenzioni;
- specificare e chiarire chi, quando e come svolgerà il controllo e il monitoraggio dell’attività della centrale, con l’obbligo della presenza di organi istituzionali e di comunicazione periodica dei dati.

Brindisi  30-10-2009

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