25 novembre 2011

Centrale a carbone, mercurio e disordini dello sviluppo nei bambini

Un recentissimo report pubblicato da  Enviroment America sulle centrali elettriche a carbone ha dichiarato che queste ultime emettano nell'atmosfera ben due terzi di tutto il mercurio presente nel nostro ambiente, rivelandosi la più grande e pericolosa fonte di inquinamento da metalli pesanti. Ricordiamo che il mercurio è una potente neurotossina e che un solo grammo può potenzialmente uccidere una persona se vaporizzato direttamente dentro i suoi polmoni.

Non crediamo che Brindisi faccia eccezione, anzi,  e, da madri, da padri, da persone che hanno a cuore la salute dei bambini, spaventate dal riconosciuto ruolo neurotossico del mercurio, ci poniamo alcune semplici domanda a cui pretendiamo una risposta da chi ha la responsabilità della salute pubblica: in che modo queste emissioni di mercurio influenzano lo sviluppo della  gravidanza, influiscono sul feto prima e sui bambini poi? E ancora, che tipo di impatto ha il livello delle emissioni sullo sviluppo del cervello e del sistema nervoso dei nostri bambini? Il rischio di soffrire di disordini  neurologici, dello sviluppo, dell'apprendimento e dell'attenzione è maggiore per i bambini che vivono vicino alla fonte di inquinamento?

Gli studi scientifici a disposizione purtroppo non ci consolano, anzi. Potremmo elencarne a decine, primo fra tutti quello svolto presso il Centro Universitario  per la Salute a San Antonio, in Texas, che ha dimostrato un legame statisticamente significativo tra il rilascio di mercurio e i disordini dello sviluppo infantile. Questo studio, per la prima volta nella letteratura medica, ha anche evidenziato come il rischio di soffrire di tali disordini sia collegato proporzionalmente alla distanza dalla fonte di mercurio.  Questo significa che più vicini si è alla fonte dell'emissione, maggiori sono le probabilità di avere questi disordini.

La definizione che scienziati e uomini di medicina usano, “disordini dello sviluppo”, forse non rende bene quello che realmente queste parole significano, la gravità che nascondono, il terribile e devastante impatto che hanno sulle famiglie, non ci descrivono esattamente il rischio che i nostri bambini corrono. La gravità della malattia è variabile e va dai più leggeri problemi nel linguaggio e nell'attenzione, all'iperattività, dislessia, fino ai casi più gravi di handicap con quoziente intellettivo ridotto, problemi nella comunicazione (i bambini non parlano e non socializzano), problemi motori. Tutto questo è spesso accompagnato da sintomi fisici, anche in questo caso di intensità variabile che vanno da disturbi gastrointestinali (allergie e intolleranze alimentari, reflusso, dolori addominali, ecc), disturbi del sonno e immunitari. Parliamo quindi di qualcosa di molto serio che è compito di una società civile non solo curare, ma anche prevenire.

Stiamo facendo pagare ai nostri bambini (i dati ufficiali facilmente verificabili sono di 1 bambino su 100) il prezzo di uno sviluppo che poi tale non è!
Chiediamo delle risposte e che anche per i disordini dello sviluppo ci sia una indagine epidemiologica che possa verificare un nesso causale con l'ambiente!

Ornella Tarullo
ot.fromitaly@gmail.com

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