5 marzo 2015

LA TELENOVELA TAP E LA VECCHIA VISIONE IMPRENDITORIALE DEGLI ALBERGATORI BRINDISINI.



La telenovela TAP si arricchisce di nuovi interpreti. Sul Quotidiano di Puglia (leggi qui)  hanno espresso la loro posizione alcuni albergatori brindisini che dichiarano il loro appoggio ad un eventuale realizzazione dell’approdo del gasdotto a Brindisi, valutando quest’opera come taumaturgica per la moribonda economia del capoluogo.

L’analisi degli albergatori per giustificare l’utilità dell’opera è quanto meno superficiale ma soprattutto miope.



Se vogliamo analizzare il problema della defunta economia brindisina la disamina da compiere deve, per onesta intellettuale, essere ben più ampia e non può prescindere dall’analizzare i fattori che hanno prodotto il risultato attuale.

Si scoprirà dunque che la morte economica – nonché sociale e culturale – della nostra città, non è calata dal cielo come punizione divina, ma è il risultato di assurde scelte politiche perpetrate nei decenni ed ancora oggi in voga, che hanno scientificamente snaturato la vocazione naturale di questo territorio – agricola, artigianale, nautica e aeronautica (con i dovuti limiti e accorgimenti),  ittica, commerciale e turistica – imponendo un modello industriale che, dati alla mano, ha prodotto solo disoccupazione, inquinamento, disgregazione sociale, malattie e morti.


La posizione degli albergatori fa ancor più male se si pensa che è da questa categoria, come dai commercianti e dagli agricoltori che ci si aspetterebbe un moto d’orgoglio e di ribellione, pretendendo un cambio di rotta verso un modello di sviluppo sostenibile non certo compatibile con nuovi insediamenti industriali.

Le affermazioni poi sull’eventuale bonifica della zona industriale qualora arrivi la TAP, fanno quasi tenerezza per la loro ingenuità, ancora legata ad un arcaico concetto di “scambio di favori”. 


La zona industriale va bonificata non si discute e noi continuiamo e continueremo a batterci ogni giorno in tutte le sedi perché si realizzi e produca economia e lavoro per anni e anni, non per questo ci si deve nuovamente inchinare alla multinazionale di turno che arriva con ninnoli e proclami, lasciando poi sul territorio solo briciole, quando le lascia, portando altrove la ricchezza prodotta sulle spalle della nostra città. 


Ma è mai possibile che ancora oggi ci siano persone, imprenditori, che ragionano come negli anni ’60?

E’ mai possibile che non si riesca a comprendere quanto sia contorto ma soprattutto autolesionista continuare a credere che il benessere passi attraverso quelle stesse industrie che il futuro lo hanno negato a generazioni di brindisini?

TAP non è strategico, non è utile e a Brindisi non si può fare, perché la città è una bomba ecologica che giorno dopo giorno istilla i suoi veleni nell’aria, nell’acqua, nella terra e avvelena non solo i nostri corpi, ma evidentemente anche le coscienze di molti se ancora nel 2015 esiste gente disposta a vendersi “pi na pata di fichi”.

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