7 gennaio 2017

TAP-BRINDISI E IL FORMAT DELLA MERCIFICAZIONE.

Nei giorni che hanno preceduto l’Epifania sui social è comparsa una campagna pubblicitaria diffusa da TAP che in maniera faziosa e lisciando il pelo all’altrettanto fazioso, quanto fantomatico, “processo ideologico della decarbonizzazione” di Michele Emiliano, recitava: “Quest’anno niente carbone. Noi scegliamo il gas”. Con tanto di immagine di auguri raffigurante la Befana su una scopa volante.
Sorvoliamo sulla falsità di questo tipo di messaggio anche perché a smentirlo, immediatamente dopo la sua pubblicazione, sono stati i numerosi commenti degli stessi utenti Facebook: attivisti No Tap e semplici cittadini ormai non più disposti ad accettare qualsiasi propaganda sulla loro pelle. Becero marketing quindi, niente di particolarmente preoccupante, classica strategia di comunicazione messa in campo da chi ha enormi interessi in denaro affinché il gas arrivi sul nostro territorio, costi quel che costi, anche in termini di democrazia, libertà e vite umane.
Fatto grave dunque non è tanto un banner di propaganda diffuso in occasione della Befana bensì una lettera aperta, pubblicata nel giorno della vigilia, scritta dal cittadino di Brindisi, Prof. Francesco Magno e indirizzata al Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano.
 

A preoccuparci non è tanto il firmatario della lettera ma piuttosto i suoi contenuti, quel ragionamento che ne viene fuori e che sublima in sé tutta la scelleratezza di quel pensare “politico” che legittima tutte le porcherie industriali con cui conviviamo.
Una nefanda strategia politica che si dimostra inizialmente dura nei confronti delle aziende che fanno affari sulla nostra pelle ma poi ritratta, si svende e mette in atto un pericoloso teorema per cui "ormai siamo una terra di servizi", non molto lontano dal concetto di Emiliano secondo cui “meglio l’approdo a Brindisi tanto è già strainquinata”.
Dunque “appare del tutto razionale ipotizzare”, si dice nella lettera, un approdo brindisino magari chiedendo qualcosa in cambio, un palazzetto dello sport, una trentina di posti lavoro a tempo determinato o addirittura e ancora più grave, la bonifica dei terreni intorno al nastro, come se quest’opera di bonifica fosse merce di scambio e non un naturale dovere per chi ha inquinato a pagare i danni.
 

Insomma, ancora una volta sta per ripetersi il format collaudato della mercificazione della nostra terra. O perlomeno lo si auspica in questa lettera.
E sembra di tornare indietro agli anni '80 quando ad uno ad uno, partiti politici e sindacati si arresero e di fatto diventarono complici dell'insediamento della centrale Enel di Cerano.
Fino a quando il “pensare politico” sarà misurabile in questi termini, fino a quando resteremo servili e succubi (e complici) di queste aziende e dei loro interessi senza capire qual è il giusto valore della nostra terra, saremo sempre un popolo in vendita.