26 aprile 2018

BICICLETTATA "DALLA VAL SUSA AL SALENTO". TAPPA A BRINDISI.

Un viaggio per incontrare realtà di resistenza sociale e territoriale. Un viaggio per rafforzare i legami tra tutti quelli che lottano contro chi ha massacrato il territorio e la società e ci vuole rubare il futuro.

DOMENICA 29 APRILE il gruppo di attivisti NoTav partiti il 21 da Bussoleno, comune della val di Susa, farà tappa a Brindisi prima di ripartire e concludere il loro viaggio in bici sino a San Foca.
Un gruppo di attivisti No al Carbone li accoglierà sull'antica via Traiana all'altezza del Dolmen di Montalbano per accompagnarli fino a Brindisi spiegando loro le bellezze del territorio e le problematiche delle zone industriali. Chiunque si voglia unire alla carovana può contattare Daniele al 327.5785185
Arrivati a Brindisi li ospiteremo presso la nostra sede in via Antonio Cuggiò, 1 dove avremo modo di discutere e condividere con loro le nostre battaglie in un incontro pubblico. La serata proseguirà con un aperitivo sociale e della musica.
Vi aspettiamo tutti presso la nostra sede intorno alle ore 19.

11 aprile 2018

A2A - DISMISSIONE E BONIFICA, NON CI SONO ALTRE STRADE PER IL FUTURO DI BRINDISI.

Michele Emiliano continua come un bulldozer a stritolare tutti gli slanci di rinascita della nostra città, indicando Brindisi ogni qual volta si presentino occasioni per screditarla, per renderla meno competitiva e attrattiva, o che ne deturpino la bellezza. Di precedenti ne abbiamo avuti tanti: dal traffico crocieristico all’aeroporto fino alla richiesta di spostamento dell’approdo TAP in quanto Brindisi, a suo dire, è ormai una città strainquinata.
L’intesa siglata nella recente riunione di giunta regionale del 5 aprile con A2A, per la realizzazione di un mega impianto di compostaggio anaerobico, conferma questo inspiegabile disprezzo da parte di Emiliano nei confronti di Brindisi e dei brindisini.
La vecchia ferraglia della Brindisi Nord piazzata nel porto e a poche centinaia di metri dal centro della città, avrebbe dovuto essere smantellata già da tempo. Da Dicembre 2013 ha interrotto la sua attività produttiva unitamente all’emissione dei suoi inquinanti. I cittadini, che ancora subiscono gli effetti nefasti degli altri impianti come il petrolchimico e la centrale ENEL di Cerano, hanno il diritto di vedere i primi segnali positivi per la propria salute, per lo sviluppo sano di questa città, per la valorizzazione del suo porto e il recupero di spazi da decenni svenduti all’industria.
E poi, guardando in faccia la realtà: nessuna multinazionale investirà a Brindisi se non per depredare il poco rimasto del nostro territorio in cambio briciole che servirebbero solo a prolungarne l’agonia. Non è questo che serve alla nostra terra per fermare l’emorragia di giovani costretti a emigrare per mancanza di futuro. Il business di una grande azienda del nord che vuole solo usare il porto come scalo per la spazzatura non rappresenta il mezzo della rinascita di Brindisi. Anzi, è proprio il contrario. La rinascita sta nel cacciare via questo tipo di progetti e riprendersi la città bonificando tutte le scorie del passato, sia quelle materiali che quelle mentali, cacciando via tutti quei tarli ancora convinti che un modello di sviluppo industriale a grande impatto può portarci benessere e occupazione. Oggi il risultato sconfortante di questa visione è sotto gli occhi di tutti ed eventuali tentativi di scorciatoie lasciano soltanto il tempo che trovano.
I motivi della nostra contrarietà al progetto A2A sono stati già ribaditi nel convegno organizzato presso la nostra sede a maggio dell’anno scorso LEGGI QUI , al quale parteciparono l’architetto Geni Mancarella già componente del gruppo progettazione PUG Brindisi, Roberto Paladini Presidente Cooperativa InnovAction, Angelo Consoli Presidente del CETRI-TIRES e Alessandro Cannavale ricercatore e blogger de Ilfattoquotidiano.
La via da percorrere dunque è solo una: l’ex impianto Edipower va dismesso e tutta l’area va bonificata. L’evidenza del danno paesaggistico è palese e per questo chiederemo al Commissario di non rilasciare alcuna autorizzazione paesaggistica.